lunedì 14 marzo 2011

Nuclear sun


Dopo il terremoto e lo tsunami in Giappone, alcune centrali nucleari si sono trovate a rischio di fusione e di esplosione, e in giro per il mondo si è ricominciato a parlare di utilità (o meno) per il nucleare.

Una delle affermazioni più comuni da parte dei nuclearisti suona più o meno così: “è inutile che noi ci ostiniamo a bloccare la costruzione di centrali, quando tutti i Paesi vicini ne hanno, e molte di queste si trovano proprio al confine italiano”.

Sarebbe più o meno come trovarsi sotto il tiro di un cecchino posto a circa un chilometro, prendere una pistola e puntarsela alla tempia.

venerdì 8 gennaio 2010

Dialogo tra due persone che avrebbero voluto essere da un’altra parte

R: “Noto comunque una grande precisione, quasi puntigliosità, nel suo elaborato. Al limite del maniacale”.

A: “Sì”.


R: “Forse è addirittura eccessiva, temo che questo ritardi solamente la consegna del suo lavoro”.


A: “Probabilmente ha ragione, ma sa… metta per assurdo che io diventi re del mondo”.


R: “Uh?”.


A: “Ho detto ‘per assurdo’. E non so… mi salta fuori un cosino…”


R: “Un uomo?”


A: “Adesso non so come si chiama, uno di quei cosi lì. Comunque mettiamo che mi salta fuori con la mia tesi di laurea e fa: ‘Popolo! Guarda che cazzate scrive il tuo re!’


R: “Dice che è possibile?”


A: “Sarebbe possibile, e mi creda, molto spiacevole. Soprattutto per lui, perché mi toccherebbe squartarlo sulla pubblica piazza. E quindi, per il bene di questo cosino, sarà opportuno che venga posto un freno alla mia pignoleria. Spero possa comprendere”.


R: “Oh, ovviamente”.

mercoledì 6 gennaio 2010

Muse

Il vero problema è che in questo preciso istante dovrei essere impegnato nella scrittura di qualcos’altro.
Bè, nel mio piccolo è un po’ una mia qualità: quella di essere al posto sbagliato al momento sbagliato. Che poi sul fatto che sia sbagliato o meno potremmo anche discutere: io non credo nel destino, qui è ancora tutto da scrivere (appunto), ma se in questo motivo m’è venuto da scrivere qui, e non da un’altra parte, un motivo ci sarà.

Pigrizia, probabilmente. Sì, può anche essere. Ah, non è un motivo valido?

Forse avrei bisogno di una musa. Tutti i grandi scrittori hanno avuto una musa ispiratrice. No, non credo di essere un grande scrittore, ma la mia musa la voglio lo stesso. Credo che una musa ispiratrice sia un diritto costituzionale: ognuno di noi ha diritto a una propria musa. La guardi, ti ci perdi… se ti capita ci parli anche insieme. Non credo sia facile trovarne una: deve essere tanto bella da farti perdere e tanto intelligente da invischiarti nei suoi discorsi. E deve essere paziente. Una geisha in salsa occidentale, magari alcoolica. Molti hanno detto d’averla trovata nell’alcool, o nelle droghe.

Mi piacerebbe sapere cos’hanno visto, che persone hanno incontrato, cosa si sono detti nei loro viaggi.

Io una cosa così forse l’ho provata una volta, anche se ormai una vita fa. La ricordo a tratti. No, non ero ubriaco… e mi chiedo se il problema fosse proprio quello. Se fossi stato ubriaco, le cose sarebbero andate diversamente. O magari no. Perché non era certo paziente, e non m’è mai venuto il dubbio che potesse esserlo. Ma era intelligente, e quando parlava ti annodava come meglio credeva. E bella… oh, era bella. Con due occhi che quando li guardavi ti serviva una bussola per orientarti.

Non ero ubriaco, né drogato, ma era come se lo fossi.

venerdì 1 gennaio 2010

“Mamma, esco con le amiche”

E' già da tempo che pensavo di scrivere di questa cosa.
Forse è stata l'affermazione di un mio amico, a dir poco shockato nel ritrovarsi “Another way” tra le canzoni revival di una discoteca, a sbloccarmi. Avevo paura di essere troppo vecchio.

Forse sono davvero troppo vecchio, e allora forse è il caso che mi muova.

Sono vecchio perché queste giovani generazioni non le capisco proprio. Non che me ne importi qualcosa, ma quando provo per gioco a capirci qualcosa, non riesco a cavarne un ragno dal buco. Non capisco cosa pensino (pensano?), come si vestano (?), che musica (?) ascoltino.
Una discoteca con due sale: in quella house, un martello continuo che comunque è indegno dell'hardcore dei miei tempi, e anche della techno. Quindi è solo fastidiosamente inutile. In quella revival la gente si è divertita, ascoltando musica tra gli anni '80 e i primi del nuovo millennio.
Ci credo che i ragazzini di oggi si calano in massa: come diavolo fai a divertirti ascoltando un martello che non è in grado né di picchiare, né di dare uno straccio di melodia? Si calano per dimenticare.

Ma non è un'analisi musicale quella a cui mi dedicherò ora.
E' un pensiero sulle ragazzine. Almeno in questo, i tempi non sono cambiati. I maschi sono prevedibili, e noiosamente ripetitivi. Non sono mai valsi una riga d'inchiostro, e non valgono ora due bit messi in fila. Delle donne potremmo scrivere una vita intera senza essere riusciti a capire una virgola in più. Ma non per questo smetteremo di scrivere.

Sono rimasto affascinato e colpito da come si vestono. Certo, questa è una frase che può premettere ad un approdo sui lidi della pedofilia, ma questa non è mia intenzione. Come del resto non è mia intenzione giustificare i suddetti pedofili. Nota: qui per “pedofili” intendo in senso figurato, quelli che vanno con le ragazzine. Ugualmente deprecabili, ma forse lievemente meno deplorevoli. Forse.

Perché comunque queste ragazzine ti provocano. Un conto è se le prendi sul ridere... un conto è se le prendi sul serio. Io forse ricordo male, ma solo una decina di anni fa non ricordavo un tale tripudio di minigonne e di cosce al vento – anche in pieno inverno – come si registra di questi tempi. E di ragazze in giro ce ne sono sempre state. Ma questi micro-vestitini che proprio non lasciano più nulla all'immaginazione non credo se ne fossero mai visti. O forse non li ho visti io.

Basterebbe dare un'occhiata in giro un qualsiasi sabato sera per rendersi conto della questione. Tra l'altro, la cosa è curiosa, perché molto spesso le signorine in questione indossano abiti strozzati e striminziti per poi ridursi a passare l'intera serata a camminare come delle papere sui trampoli (?) per non correre il rischio che qualcuno si tolga lo sfizio di controllare se almeno le mutandine le hanno messe o no. E per le mutandine potremmo anche scrivere anche un altro capitolo, ma mi acconterò di semplici allusioni, per il momento. Passi paragonabili a quelli di una formica, quindi, e su tacchi vertiginosi. Cosa che per uno che soffre costantemente di dolori alle caviglie risulta a dir poco incomprensibile. Ma è un'altra la cosa che sorprende: le mani. Regolarmente ai fianchi, pronte a spostare verso il basso quel vestito che invece ad ogni ancheggiata tende a salire, scoprendo quel poco che resta da scoprire.

Allora direi che siamo di fronte a dei soggetti che giudicherei schizofrenici: bambina, vuoi denudarti o no? E' ovvio che sia meglio di no... di pomeriggio giochi ancora con le bambole, e la sera guarda come ti vesti! Ma allora non è il caso che la prossima volta ti compri (scusa, ti fai comprare) un vestito più lungo di qualche centimetro, e ti rilassi un momento?

Forse è anche questo che porta la maggior parte delle ragazze ad essere nervose: vivono nella tensione e nella paura di restar nude. Io non posso nemmeno immaginare, ovviamente. Ma credo possa essere piuttosto fastidioso. “Cosa fai stasera?” “Mah, se riesco, provo a restare coperta”.

Io sono vecchio, e non capisco. Come non capisco i loro vecchi.
Io spero veramente che queste ragazzine vadano a cambiarsi in qualche stanzino, in qualche magazzino, in qualche casa disabitata, sottoterra... non so. Perché se i loro genitori dovessero vederle vestite in quel modo, e non dire niente, io sarei a favore di una proposta di legge che affidi queste povere giovani (evidentemente maltrattate, a questo punto) a un'altra famiglia, e i genitori a una comunità di recupero.

Non è questo un post di un'oscurantista. Meravigliosa invenzione, la minigonna. E in quanto giovane uomo, ritengo di poterlo affermare senza problemi. Ma un minimo di decenza, please.
Senza contare tutte quelle che forse farebbero meglio a coprirsi un po' di più. No, non tanto perché  è inverno e fa freddo, ma semplicemente “perché è meglio così”.

Ma non è questo il momento di occuparsi di loro, magari un'altra volta.
Sono vecchio, e stanco.



venerdì 27 novembre 2009

Spagnoli dentro (2.)

Neanche a farlo apposta, dopo solo qualche giorno ecco il sostegno di un giovane filosofo neo-modernista: Antonio Cassano...

Nel suo piccolo, secondo me, ha ragione.
E comunque si vivrebbe meglio.

lunedì 23 novembre 2009

Spagnoli dentro

Oh, non preoccuparti. Non sarà sempre così.
Non è che ogni volta che qualcuno mi fa una domanda, mi precipito a postarla sul blog.

Mezzanotte e mezza di una domenica notte di metà autunno (quasi): possibile che non ci sia niente di meglio da fare? No, sono qui con un libro che mi guarda... torvo... davanti a me. E sto chiacchierando su MSN (che ora si chiama Live Messenger, se no a Redmond se la prendono... poretti) con 2-3 persone.
Una sta facendo finta di studiare, un'altra forse sta studiando davvero, ma ogni tanto trova pure il tempo di darmi retta. Una terza probabilmente sta solo chiacchierando.

La domanda però è un'altra: lo studio notturno ha mai portato a risultati?
Mi auguro di sì, altrimenti mi sono bruciato un sacco di tempo.

Sì, la storia che la tesina della maturità l'ho scritta in una settimana... e di notte.
Un sacco di altre persone che studiano, di notte. La mattina invece è fatta per dormire.

Siamo tutti spagnoli dentro, senza che ce ne rendiamo conto?

domenica 22 novembre 2009

Because

Bene, finalmente mi sono deciso ad aprire un blog.
Non so ancora di cosa parlerò. O forse lo so, ma non sono in grado di dirlo (più probabile).

Di certo ci sono almeno 3 motivazioni per tutto questo:
1. perché mi andava;
2. perché da quel che vedo, aprire un blog non è più una moda (o, quantomeno, non lo è più come prima);
3. (probabilmente la più importante) perché sono stufo di sentirmi chiedere ad ogni colloquio di lavoro se io abbia un blog. Sì, ora ce l'ho. Vuoi l'indirizzo?

Di questo passo, potrei anche aprire un profilo su Twitter. Non è da escludere.

Per ora direi che siamo a posto. Ti lascio con un po' di musica.
"Because", dunque.