Il vero problema è che in questo preciso istante dovrei essere impegnato nella scrittura di qualcos’altro.
Bè, nel mio piccolo è un po’ una mia qualità: quella di essere al posto sbagliato al momento sbagliato. Che poi sul fatto che sia sbagliato o meno potremmo anche discutere: io non credo nel destino, qui è ancora tutto da scrivere (appunto), ma se in questo motivo m’è venuto da scrivere qui, e non da un’altra parte, un motivo ci sarà.
Pigrizia, probabilmente. Sì, può anche essere. Ah, non è un motivo valido?
Forse avrei bisogno di una musa. Tutti i grandi scrittori hanno avuto una musa ispiratrice. No, non credo di essere un grande scrittore, ma la mia musa la voglio lo stesso. Credo che una musa ispiratrice sia un diritto costituzionale: ognuno di noi ha diritto a una propria musa. La guardi, ti ci perdi… se ti capita ci parli anche insieme. Non credo sia facile trovarne una: deve essere tanto bella da farti perdere e tanto intelligente da invischiarti nei suoi discorsi. E deve essere paziente. Una geisha in salsa occidentale, magari alcoolica. Molti hanno detto d’averla trovata nell’alcool, o nelle droghe.
Mi piacerebbe sapere cos’hanno visto, che persone hanno incontrato, cosa si sono detti nei loro viaggi.
Io una cosa così forse l’ho provata una volta, anche se ormai una vita fa. La ricordo a tratti. No, non ero ubriaco… e mi chiedo se il problema fosse proprio quello. Se fossi stato ubriaco, le cose sarebbero andate diversamente. O magari no. Perché non era certo paziente, e non m’è mai venuto il dubbio che potesse esserlo. Ma era intelligente, e quando parlava ti annodava come meglio credeva. E bella… oh, era bella. Con due occhi che quando li guardavi ti serviva una bussola per orientarti.
Non ero ubriaco, né drogato, ma era come se lo fossi.
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